PROGRAMMA
Lo spettacolo del gruppo comprende una vivace sfilata e quattro esibizioni così strutturate:
PRIMA PARTE
E’ suddivisa in sei quadri che vogliono ricordare situazioni e momenti di festa e di lavoro:
La Genia: uno spunto banale. Una donna che porta sul capo, dal paese all’alpe, dei tubi per l’acqua,
ha ispirato quest’aria che, attraverso la danza, raffigura il suo lavoro ordinato ed armonioso.
Quando la luna: è la serenata quarnese: il canto tipico di ogni festa e di ogni allegra riunione.
Esprime la gioia dell’appuntamento, le ore passate vicino alle quarnelle mentre la luna crea, con un gioco
di luci tra i faggi, una atmosfera di incanto.
Aei sautitt: è ancora un momento di festa con una danza che esprime gioia e, nel suo movimento,
una signorilità quasi inattesa.
A barsaca: i generosi castagni, ricchezza del paese, riempiono del loro frutto
le “barsache” cinte dalle donne alla raccolta.
La barchetta: dalle alture del paese la vista del lago d’Orta allieta la solitudine dei pastori
e le barchette che si cullano sull’acqua sono lo spettacolo quotidiano che ispira la fantasia.
Il valzer di tutti: alla sagra del paese tutti ballano. La più brava si esibisce in un
assolo col “cavagn” ed il gioco di equilibrio è incoraggiato dagli applausi.
Serenamente: motivo di chiusura.
SECONDA PARTE
Nuovi quadri e nuovi motivi rappresentano ancora scene di vita alpestre.
Ticc am chiaman bionda: i giovani si ritrovano e si ricorrono timidamente tra i giochi di sguardi.
Si a piazza dal cason: le coppie sfilano dando prova di una eleganza quasi degna di un ballo alla corte reale.
Gira e rigira: gli astuti giovanotti tentano di far “girare la testa” alle ragazze le quali,
senza farsi troppo pregare, concedono loro una manifestazione di affetto.
Aei foulard: le donne, sorprese dalla gentilezza degli uomini, mostrano felici
il foulard ricevuto in dono.
Girabarchin: brioso motivo che vede le coppie impegnate in fantasiosi scambi di posto.
Si a cola d’ Purcaricc: lo spirito operoso riporta i giovani al lavoro.
N’ cima a pica: la danza rievoca la battitura delle castagne su un grosso ceppo, “a pica”, e
la scelta dei frutti messi a seccare nel ventilabro “al val”.
Che bel umbrilin: è il gioioso acquisto di un raro e prezioso ombrello al mercato del giovedì.
TERZA PARTE
Il ballo del sabato sera: le ore del sabato sera sono le uniche in cui i tenaci lavoratori
delle montagne possono concedersi un po’ di riposo. Tutti si ritrovano in un alpeggio,
gareggiando per la conquista della donna più bella, alla luce delle caratteristiche lanterne.
Ma la donna, pur accettando la corte, non smette mai di lavorare e, seguendo antiche tradizioni,
fila di lana. Per concludere la festa non mancherà di sicuro del buon vino, le dolci “mieicc” e i canti,
semplici e piccole cose che riescono a riempire l’umile cuore della gente delle nostre montagne.
QUARTA PARTE
Il ballo della pinaghia (zangola): è la sera del mercoledì e le giovani quarnelle all’alpeggio sono
impegnate nella preparazione del burro che il giorno seguente venderanno al mercato di Omegna. Ma la serata
si presenta piena per le pastorelle; alla dedizione per il lavoro si unisce infatti l’euforia dell’appuntamento
consueto con i giovanotti che giungono dal paese per far loro visita e per aiutarle ... sembra ... a preparare il burro.
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